Karim Forlin
Strategie derivate dal ready made e dall’appropriazione sono caratteristiche della ricerca di Karim Forlin. Nelle sue opere, la combinazione di riferimenti storici, antropologici e accenni biografici si condensa in un’architettura simbolica complessa. Alla Sonnenstube, Karim Forlin ripercorre temi a lui cari quali la memoria, la percezione del tempo e la contrapposizione di materiali in una tensione dialettica tra natura e cultura.
La serie Finite infinity (#1 - #12) si articola in tre strati sovrapposti. Sullo sfondo l’artista ha riprodotto un’immagine elaborata da un supercomputer per rappresentare graficamente una possibile collisione, prevista tra quattro miliardi di anni, tra la galassia di Andromeda e la Via Lattea, la galassia in cui si trova il pianeta terra. A questa prima immagine, Karim Forlin contrappone tessuti con sfumature che richiamano le macchie di Rorschach usate per i test di personalità e ricami con silhouette di meteoriti. Gli elementi che compongo Finite infinity (#1 - #12) evocano il concetto di limite tra realtà oggettiva e percezione individuale. Attraverso le tensioni tra i vari piani dell’opera, Karim Forlin s’interroga sulla necessità umana di creare narrazioni e di confrontarsi con il sublime: necessità perfettamente incarnata in epoca contemporanea da teorie scientifiche che richiamano le cosmogonie antiche.
La seria dirty, riprende le forme dei trofei di caccia. Questi oggetti in apparenza banali sono sintomatici di una presenza repressa di narrazioni profonde. L’opera richiama le nature morte, prodotte tradizionalmente nella arte occidentale per rappresentare l’impermanenza della natura e la vanità delle esperienze terrene. In essa viene esplorato il rapporto complesso tra morte, potere e estetica kitsch presente in numerosi oggetti che abitano il nostro quotidiano. Infine, l’opera dreamcatcher, ovvero l’acchiappasogni proprio alle tradizioni amerindiane, viene posto dall’artista nello spazio espositivo per sottolineare la presenza di una componente mitica e immateriale associata agli oggetti, componente di cui l’acchiappasogni ripiegato su se stesso è saturato.
Sébastien Peter